Quali sono i più importanti fattori di rischio per i lavoratori anziani?
Nel mondo del lavoro si assiste nel tempo a continue mutazioni delle caratteristiche della popolazione lavorativa sotto vari aspetti di carattere sociale, economico e demografico. E, come rilevato in molti articoli del nostro giornale, negli ultimi anni nei paesi occidentali è sempre più evidente il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione lavorativa.
Ricordiamo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito “come lavoratore che invecchia (aging o ageing) colui che supera l’età di 45 anni e come lavoratore anziano (aged) chi ha oltre 55 anni”.
E a conferma del progressivo invecchiamento della popolazione, “nella UE15 si stima che nel 2025 i lavoratori di età tra 50 e 64 anni saranno il 35%, pari al doppio dei minori di 25 anni, ponendo problemi di sostenibilità economica, anche dal punto di vista sanitario e pensionistico, rendendo di conseguenza necessaria una maggior durata della vita lavorativa”.
A segnalarlo e a fornire alcuni dati numerici e indicazioni sui problemi infortunistici e i rischi dei lavoratori anziani è una recente scheda informativa pubblicata da INFOR.MO., strumento per l’analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.
Ci soffermiamo dunque sulla scheda n. 14, dal titolo “Lavoratori anziani”, che propone una elaborazione dei dati resi disponibili dal sistema Infor.MO per la categoria dei lavoratori anziani (con riferimento a soggetti di età pari o superiore ai 55 anni). Sul totale dei 1.256 casi registrati nell’ultimo quinquennio 2011 – 2015, nell’archivio Infor.MO sono registrati 442 infortuni mortali di lavoratori anziani (35%).
I dati sugli infortuni dei lavoratori anziani
Nella scheda – a cura di A. Guglielmi, G. Campo e A. Pizzuti (Inail, Dimeila), D. Talini (Ausl Toscana Nord Ovest – Cerimp) – si indica che gli infortuni mortali dei lavoratori anziani “sono avvenuti principalmente nei comparti agricoltura (44%) e costruzioni (24%), seguiti con quota minore dal comparto manifatturiero (14%)”.
Si indica tuttavia che tali percentuali riflettono in larga parte “la diversa consistenza degli addetti, oltre che dei rischi, per ciascun settore e quindi degli infortuni conseguenti”.
Se si va poi ad osservare il peso dei lavoratori anziani infortunati in ciascun comparto (fatto pari a 100 il totale dei lavoratori infortunati all’interno di essi) “si ha che il valore più elevato (50%) si raggiunge proprio in agricoltura, seguito dal settore terziario (42%) e poi da trasporti, costruzioni e manifatturiero, ognuno con un peso intorno al 27%. Questi cinque comparti racchiudono complessivamente oltre il 90% di tutti i lavoratori over 55”.
Un altro dato interessante riguarda la condizione lavorativa dei soggetti coinvolti negli infortuni mortali. Si nota che nella categoria anziani ben il 22% risulta pensionato, “mentre le altre categorie più frequenti sono autonomi/titolari (30%) e dipendenti a tempo indeterminato (18%), che tra i lavoratori non anziani si attestano rispettivamente al 16% ed al 47%”.
Un’altra elaborazione riguarda la lettura dei dati secondo la mansione degli infortunati.
Nella categoria anziani il primo posto è relativo alla “voce ‘ agricoltori ed operai agricoli specializzati’ (31%), la quale scende al 12% per i non anziani”.
Mentre dal punto di vista della tipologia di impresa (secondo la sua dimensione), “gli infortuni occorsi ai lavoratori anziani sono accaduti essenzialmente nelle microimprese (80%) mentre è bassa (7%) la quota di casi in aziende medio grandi (cinquanta addetti e oltre). Le rispettive quote di infortuni mortali per la popolazione dei non anziani si attestano al 62% ed al 13%”.
I fattori di rischio per i lavoratori anziani
Nella scheda si indica che tra i lavoratori anziani “le modalità di accadimento più frequenti per gli infortuni mortali sono le cadute dall’alto (34%) e la perdita di controllo di mezzi (25%), spesso con conseguente ribaltamento”.
E riguardo allo scarto tra gli anziani rispetto ai non anziani, si osserva che “gli infortuni mortali dovuti a perdita di controllo dei mezzi tra gli anziani hanno un peso quasi doppio (95% in più) rispetto ai non anziani, così come risulta rilevante lo scarto per avviamento intempestivo di veicolo (+22%) e cadute dall’alto (+14%)”.
Inoltre analizzando sei macro categorie dei fattori di rischio dell’infortunio (attività dell’infortunato; attività di terzi; utensili, macchine, impianti; materiali; ambiente; DPI) emerge che “l’attività dell’infortunato (AI) è presente al 51% nel gruppo degli anziani, seguita da utensili, macchine, impianti (UMI) con una quota del 23%”.
Considerando poi i cinque comparti che racchiudono oltre il 90% degli infortuni mortali dei lavoratori anziani (agricoltura, costruzioni, manifatturiero, terziario e trasporti), “i problemi di sicurezza del fattore AI, legati all’uso errato o improprio di attrezzatura, pesano tra gli anziani (33%) quasi il doppio rispetto ai non anziani. Questo porta a considerare con particolare attenzione, all’interno delle aziende, le procedure (e la loro corretta applicazione) eseguite dai lavoratori over 55 nell’uso delle attrezzature previste per l’attività lavorativa”.
Inoltre si segnala che per gli infortunati anziani, il fattore di rischio UMI, cioè relativo all’utilizzo di utensili, macchine e impianti, è “rappresentato essenzialmente da mezzi di sollevamento e trasporto (36%) e da macchine operatrici (29%). Andando più in profondità, il 65% si infortuna per mancanza di protezioni e lo scarto rispetto ai non anziani è +69%”.
Il sistema Infor.MO considera poi anche “il livello della valutazione dei rischi nei fattori riconosciuti come determinanti dell’infortunio. Al riguardo, risultavano sufficientemente valutati solo il 5% dei fattori nei casi riguardanti i lavoratori anziani, mentre tale quota è quasi il doppio (9%) tra gli under 55”.
E questo sembra sottolineare la necessità “di una valutazione dei rischi specifica per età, oltre che per genere, come indicato dal d.lgs. 81/2008”.
Rimandiamo, in conclusione alla lettura integrale della scheda che si sofferma sia sui fattori di rischio specifici per i cinque comparti già indicati, sia sulle possibili misure di prevenzione o, comunque, sulle indicazioni per la gestione dell’ invecchiamento sul lavoro.