Sicurezza in ufficio: il divieto di fumo e le emergenze
Roma, 9 Mag – Un aspetto da considerare, riguardo alla salute e sicurezza negli uffici, è quello relativo alla gestione del fumo di tabacco, anche in considerazione – come riporta in un recente documento l’Inail – di quanto indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): ‘il controllo del fumo di tabacco è il più importante intervento che un paese possa promuovere per migliorare al tempo stesso la salute dei propri cittadini e i conti della spesa sanitaria’. Inoltre alcune indicazioni possono essere date anche in relazione alle emergenze – situazioni, circostanze diverse dagli avvenimenti che normalmente si presentano ad ogni lavoratore e che possono esporre a rischi per la sicurezza e la salute – e agli idonei comportamenti da tenere.
E il tema del fumo di tabacco riguarda anche il cosiddetto “fumo passivo”.
Nel documento Inail “ La gestione del fumo di tabacco in azienda” si indica che il fumo di tabacco passivo – Environmental Tobacco Smoke (ETS) – è una “combinazione del fumo proveniente dalla combustione del tabacco diluito nell’aria ambiente (Sidestream Smoke) e di quello emesso dal fumatore (Mainstream Smoke). Sidestream Smoke e Mainstream Smoke contengono molti degli stessi componenti, tra cui almeno 250 sostanze chimiche note per essere tossiche o addirittura cancerogene”. E si indica che l’ETS “è stato classificato dalla IARC cancerogeno del Gruppo 1 ovvero cancerogeno per l’uomo alla stregua del fumo attivo”. Infatti nel fumo passivo “per ora sono state identificate almeno 50 sostanze cancerogene”: i non fumatori che sono esposti al fumo passivo a casa o al lavoro “hanno un rischio aumentato del 20 – 30% di sviluppare il cancro al polmone. Brevi esposizioni al fumo passivo possono causare aggregazione delle piastrine del sangue che ne aumentano la viscosità con diminuzione della velocità del flusso coronarico; il fumo passivo è in grado di provocare lesioni del rivestimento dei vasi sanguigni e modificare la frequenza cardiaca, aumentando potenzialmente il rischio di un attacco di cuore. Il fumo passivo, anche in piccole quantità, contiene molte sostanze chimiche che possono rapidamente irritare e danneggiare la mucosa delle vie aeree”.
Per fornire qualche ulteriore informazione sui divieti relativi al fumo da tabacco e ai comportamenti che si possono tenere durante le emergenze, ci soffermiamo molto brevemente anche su un documento dal titolo “ Sicurezza e salute in ufficio”, prodotto dal Servizio di Prevenzione e Protezione dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna e pubblicato sul sito dell’Università.
Nel documento, realizzato per gli utenti dell’Università di Bologna, si ricorda che il divieto di fumo “trova applicazione in tutti i locali chiusi dei luoghi di lavoro pubblici e privati”.
In particolare “nelle aziende pubbliche si applicano l’art. 51 della Legge n. 3/2003 e il suo Regolamento, nonché l’Accordo Stato Regioni e la Circolare ‘Sirchia’”, con riferimento alla Circolare del Ministero della Salute del 17 dicembre 2004 “Indicazioni interpretative e attuative dei divieti conseguenti all’entrata in vigore dell’articolo 51 della legge 16 gennaio 2003, n. 3, sulla tutela della salute dei non fumatori”. E si ricorda che l’Università di Bologna “ha emanato, per dare attuazione a tale normativa” nell’Ateneo, varie “circolari e Lettere Rettorali”.
Sono riportati poi i “costi significativi diretti ed indiretti” del fumo attivo e passivo e si ricorda che il fumo di tabacco è “spesso causa di scoppi e incendi ed anche i costi da questi derivati sono da ascriversi al fumo, almeno in parte”.
Rimandando ad una lettura integrale del documento riportiamo, infine, alcune indicazioni relative ad alcune possibili norme generali di comportamento da tenere in caso di emergenza.
Ad esempio è possibile assumere “alcune misure preventive quali:
– rispettare il divieto di fumare e di usare fiamme libere dove prescritto;
– verificare che mozziconi di sigaretta e fiammiferi siano ben spenti;
– non sovraccaricare le prese di corrente con spine multiple;
– disinserire a fine impiego le utenze elettriche e le linee o valvole dei gas tecnici;
– non manomettere, disattivare, danneggiare e utilizzare per usi impropri impianti e dispositivi antincendio e di sicurezza;
– mantenere sgombre da ostacoli le vie di esodo e le uscite di emergenza;
– mantenere sgombro l’accesso ai presidi antincendio (idranti, estintori ecc.). Sempre, in caso di emergenza:
– rimanere calmi;
– informare subito l’incaricato dell’attuazione delle misure di emergenza il quale, nel caso, attiverà l’allarme”.
Il documento, che si sofferma anche sull’evacuazione dell’edificio, riporta poi indicazioni sulle procedure in caso di emergenza sotto controllo o fuori dal controllo, in caso di allagamento, segnalazione della presenza di un ordigno, emergenza sismica e rilascio di sostanze tossiche.
Ad esempio in caso di un’emergenza che sfugga al controllo:
– “lasciare il locale chiudendo porte e finestre per non alimentare il fuoco con l’ossigeno dell’aria;
– prima di aprire le porte toccarle nella parte alta per sentire se sono calde e verificare se c’è fuoriuscita di fumo. In questi casi apritele solo se non avete alternative mettendovi in ginocchio e riparandovi con la porta stessa o il muro a seconda del verso di apertura della porta;
– spostatevi con prudenza, lungo i muri, saggiando il pavimento con il piede che non sostiene il peso del corpo. Le travi in legno del soffitto offrono una buona protezione in quanto la superficie brucia ma la resistenza è garantita per lungo tempo al contrario delle strutture metalliche;
– in presenza di fumo o fiamme è opportuno bagnare un fazzoletto e legarlo sulla bocca e sul naso per proteggere dal fumo le vie respiratorie ed avvolgere indumenti di lana (evitando i tessuti sintetici) attorno alla testa per proteggere i capelli dalle fiamme”.
Concludiamo ricordando che il documento si sofferma anche sulle vie d’esodo, sulle squadre e sui piani di emergenza.
Inail, “ La gestione del fumo di tabacco in azienda”, manuale informativo per Datori di Lavoro, Medici Competenti e Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione, a cura del Dipartimento di Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro ed Ambientale (formato PDF, 3.81 MB).