Benessere in Italia, conciliazione vita lavoro, rapporto Bes Istat 2016
ROMA – Rapporto Bes. È stato pubblicato da Istat il rapporto 2016 sul benessere equo e sostenibile in Italia, dati sui fenomeni economici sociali e ambientali del nostro Paese suddivisi in dodici categorie, 12 domini: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzione, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione, qualità dei servizi.
Panoramica
In generale, dai dati rilevati attraverso 130 indicatori raggruppati poi nei 12 domini, emerge per il 2015-2016 un miglioramento nel grado di soddisfazione per quanto riguarda vita, occupazione, istruzione, salute, ambiente; stabilità invece rispetto agli anni precedenti per condizioni economiche minime, qualità del lavoro, relazioni sociali e reddito. Per tutti i fattori il miglioramento è in ogni caso visibile se confrontato al 2013, meno o parziale rispetto al 2010.
Per quanto riguarda regioni e territori: “Il Nord e il Centro registrano un miglioramento per ambiente, salute e istruzione nell’ultimo anno negli altri domini si è tornati vicini ai livelli del 2010, ad eccezione della qualità del lavoro. Nel Mezzogiorno permangono forti divari rispetto al 2010 per condizioni economiche minime, qualità del lavoro e soddisfazione per la vita, mentre si rilevano miglioramenti in tutti i domini nel confronto con il 2013”.
Tempi di vita, lavoro e benessere economico
Analizziamo il resoconto dei due dei domini Lavoro e conciliazione tempi di vita; Benessere economico. Per quanto riguarda il lavoro dai dati Istat emerge che nel 2015 l’occupazione per la fascia d’età 20-64 anni è salita dello 0,6% rispetto al 2014, arrivando a più del 60% del totale (nel 2008 prima della crisi l’occupazione era al 62%). La crescita è minore rispetto alla media UE che ha fatto registrare +0,8% sia nel 2015 che nel 2014.
Contratti. Cresciute di 4,1 punti le transizioni da contratti a tempo determinato o collaboratore a contratti a tempo indeterminato. La crescita in particolare è stata di 4,1 punti da “quarto trimestre 2013-quarto trimestre 2014 e quarto trimestre 2014-quarto trimestre 2015”. Scesa dal 2014 al 2015 dal 10,2% all’8,6% la quantità di lavoratori fortemente vulnerabili, 19,5%.
Costanti i lavoratori con basse remunerazioni, salita dal 7,2 al 7,3 in scala da 0 a 10 la soddisfazione per il lavoro, cresce la quantità di sovraistruiti, dal 2014 al 2015 passati dal 23 al 23,6%. L’occupazione aumenta di più per gli ultra cinquantenni (+2%), molto meno per i 20-34 (0,2%) e per gli under 55 (+0,3%).
Conciliazione vita lavoro: “In questo quadro, è da segnalare una riduzione di quasi 5 punti percentuali dell’indice di asimmetria all’interno della coppia riguardo alla divisione dei carichi domestici, pur rimanendo più elevato il carico di lavoro retribuito e/o familiare per le donne. Questo riequilibrio si è verificato in maniera più intensa al Centro (-7,0 punti percentuali) e al Nord (-5,1 punti percentuali) e solo in misura marginale nel Mezzogiorno (-1,1 punti percentuali)”.
Infine reddito e benessere economico. Cresciuta nel 2014-2015 la spesa per i consumi, 1,6%, non è salita invece quella per il risparmio. 15,4% nel 2015 le famiglie con grandi difficoltà economiche (17,9% nel 2014), 3,6% quelle in vulnerabilità finanziaria (4,8% nel 2012). Salita al 19,9% nel 2015 la quantità di persone a rischio povertà (19,4% nel 2014), tocca quota 7,6% la povertà assoluta, ovvero 4 milioni 598mila persone.
“In Italia il disagio economico è legato alla difficoltà per famiglie e individui a entrare e restare nel mercato del lavoro: l’11,7% delle persone vive in famiglie con intensità lavorativa molto bassa, valore che sale al 20,3% nelle regioni del Mezzogiorno. Tuttavia nel 2015 si interrompe la tendenza all’aumento protrattasi per tutto il periodo 2009-2014”.