Formazione e sorveglianza sanitaria per il sovraccarico biomeccanico
Tra gli interventi che possono essere messi in campo nelle aziende per affrontare adeguatamente il rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori, non ci sono solo i classici interventi strutturali (posto di lavoro, utilizzo di strumenti ergonomici, …) e gli interventi organizzativi (ritmi, pause, rotazioni, …). Per prevenire le patologie muscolo-scheletriche correlate sono da realizzare, secondo da quanto emerge dalla valutazione dei rischi, anche interventi formativi e di aggiornamento. Inoltre, sempre per una prevenzione efficace, può essere importante anche un’adeguata sorveglianza sanitaria.
Ad affrontare questi temi è un documento correlato al Piano Mirato di Prevenzione, dal titolo “Il sovraccarico biomeccanico degli arti superiori: un rischio sottovalutato”,
Il documento “Il sovraccarico biomeccanico degli arti superiori: un rischio sottovalutato. Guida per le imprese”, che rappresenta la sintesi condivisa del lavoro svolto da un gruppo di lavoro costituito nell’ambito del Comitato di Coordinamento Provinciale ex art.7 DLgs 81/08 dell’ATS Brianza, indica che, riguardo agli interventi formativi, la formazione deve essere “progettata in modo specifico per le differenti figure che operano nell’azienda: i lavoratori, i capireparto e i tecnici di produzione, i dirigenti”.
In particolare la formazione dei lavoratori ha come obiettivo la “conoscenza dei rischi e dei danni per la salute correlati con il lavoro ripetitivo, al fine di adottare i comportamenti volti a limitarli. Questi sono riassumibili in:
– utilizzo di entrambi gli arti per quanto possibile;
– esecuzione delle azioni previste nel ciclo lavorativo, nella sequenza prestabilita;
– soppressione delle azioni inutili per lo svolgimento della lavorazione;
– esecuzione delle prese in modo corretto”.
Inoltre – continua il documento – è importante che i lavoratori “acquisiscano la capacità di fornire:
– al caporeparto indicazioni in merito alla possibile adozione di nuove o diverse azioni tecniche, in base alla propria esperienza diretta;
– al medico competente, indicazioni in merito all’insorgenza dei primi sintomi che costituiscono un campanello d’allarme significativo”.
Il documento si sofferma poi sulla formazione dei tecnici di produzione e dei capireparto.
È una formazione importante per il “ruolo cruciale che queste figure hanno nel ‘progettare’ in concreto il processo lavorativo”. Ed è dunque necessario che la formazione fornisca “la conoscenza dei rischi e i danni per la salute legati al lavoro ripetitivo degli arti superiori e delle problematiche medico-legali che nascono quando insorge una malattia professionale”.
In questo caso la formazione per questi soggetti dovrebbe inoltre “comprendere:
– la capacità di analizzare il ciclo lavorativo e quindi di individuare i fattori di rischio;
– la progettazione di nuovi posti di lavoro;
– la modifica dei posti di lavoro già esistenti;
– i riflessi delle innovazioni tecnologiche sui fattori di rischio;
– la necessità della presenza e distribuzione delle pause nel turno di lavoro;
– l’importanza della turnazione e i lavori alternativi.
Oltre agli aspetti generali citati, se ne aggiungono alcuni più specifici:
– addestrare i lavoratori, compresi i nuovi assunti, a svolgere correttamente le operazioni previste nel ciclo lavorativo;
– verificare periodicamente che il ciclo lavorativo sia svolto correttamente, secondo le procedure identificate;
– porre attenzione all’insorgenza di eventuali problemi durante lo svolgimento del compito, attraverso incontri periodici con i lavoratori”.
E si ricorda che queste figure devono poi “rappresentare un elemento importante nel processo formativo dei lavoratori”.
Infine si parla anche di formazione dei dirigenti.
Infatti la formazione dei dirigenti deve essere “adeguata al ruolo di responsabilità che essi sono chiamati a ricoprire. Deve pertanto assicurare un’approfondita conoscenza dei rischi e dei danni per la salute, anche in termini d’implicazioni medico legali, delle procedure per l’individuazione e il controllo del rischio, delle strategie adeguate di organizzazione della produzione”. È evidente che la formazione di tali figure è importante in quanto “soltanto una adeguata valutazione della problematica da parte dei soggetti che dirigono e decidono le strategie aziendali, può permettere gli interventi necessari nel caso di lavorazioni a rischio e comunque nella progettazione del lavoro”.
Concludiamo fornendo qualche breve cenno sulla sorveglianza sanitaria, normata dall’art. 41 del D.Lgs. 81/2008 e effettuata dal medico competente al fine di valutare l’idoneità di ogni singolo lavoratore alla mansione specifica.
Il documento ricorda, ad esempio, che la sorveglianza sanitaria permette di individuare:
– soggetti ipersuscettibili, “ossia quei lavoratori che presentano condizioni che aumentano il rischio di sviluppare patologie degli arti superiori. Per questi soggetti occorre attivare misure cautelative per evitare lo sviluppo delle malattie stesse;
– soggetti con patologie in fase iniziale (o preclinica). Per questi soggetti occorre attivare misure cautelative per evitare l’aggravamento della patologia”;
– soggetti con patologie conclamate. “Per questi soggetti occorre attivare misure protettive, che possono comprendere anche il cambiamento dei compiti assegnati. È necessario inoltre che, valutato il nesso causale, il medico proceda agli eventuali adempimenti medico-legali previsti dalla legge”.
E quando effettuare la sorveglianza sanitaria?
Il documento indica che la sorveglianza sanitaria in caso di rischi da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori “viene attivata in presenza di:
1. potenziale rischio lavorativo, valutato con metodo OCRA o quick assessment;
2. in caso di segnalazione di un alto numero di casi (cluster) di patologia o sintomatologia a carico degli arti superiori tra i lavoratori”.